4 giorni di corso full immersion in Mar Rosso e sono diventata SUB !
Al ritorno la prima immersione in Liguria... ma che succede, perchè non ce la faccio,
perchè ho paura?
Basta, non lo farò mai più e invece.....
Vi racconto la mia esperienza, se vi è capitata la stessa cosa non arrendetevi...
Avevo appena cambiato lavoro, non avevo molti giorni di vacanza e quindi avevo
deciso di unirmi ad alcuni amici per trascorrere una settimana in Mar Rosso.
I miei tre amici erano sub e quindi, appena arrivati, si erano dati da fare per prenotare
le immersioni per i giorni successivi.
Io non avevo mai avuto dimestichezza con pinne, maschera e boccaglio però in acqua me
l’ero sempre cavata bene. Mi ero lasciata convincere e mi ero iscritta a un corso sub
per principianti.
Mi ero decisa anche in considerazione della durata del corso:
4 giorni full immersion.
Mi consegnarono un bellissimo libro con tante illustrazioni e mi dissero di leggerlo
con attenzione. Dalle 17.00 alle 18.00, tutti i giorni per 4 giorni,
appuntamento in aula per vedere una videocassetta in cui venivano spiegate nozioni di fisica,
di anatomia e di tecnica di immersione.
Il primo giorno, al mattino, avevo appuntamento alla piscina del campeggio.
Lì con un simpaticissimo (nonchè bellissimo) istruttore provai a svuotare la maschera
stando immersa nell’acqua (questa cosa mi divertì tantissimo (anche se
l’acqua mi andò di traverso) e feci anche dei giretti con lui che mi teneva
per mano. Poi, nel pomeriggio, andammo in riva al mare. Entrammo in acqua,
sempre tenendoci per mano e lì iniziò la mia avventura subacquea.
Una cosa meravigliosa.
A pochi metri dalla riva c’erano pesci di tutti i colori.
L’acqua era caldissima e talmente limpida che sembrava quasi non esserci.
Indossavo una tutina a mezza coscia nera e fucsia e i pesciolini venivano a mordicchiarmi il polpaccio.
L’unico neo era il peso della bombola sulle spalle quando dovevo camminare sulla spiaggia dal centro subacqueo sino al mare.
In quattro giorni feci 7 immersioni. L’ultima, la più entusiasmante, la feci dal gommone e arrivai a 14 metri di profondita’ ! (io non avevo il profondimetro, però l’istruttore aveva il computer subacqueo).
Alla sera del quarto giorno, in aula, vi fu l’esame di teoria. Ebbi l’impressione di fare l’esame per la patente ..
tanti quiz con più risposte … ma una sola è quella giusta ! Superato brillantemente !
Ero diventata anche io una subacquea ! o almeno lo pensavo veramente!
A questo punto mi si spalancò dinnanzi agli occhi un mondo nuovo; abito a Milano e
il mare non e’ poi cosi’ lontano. Basta, pensai, con le domeniche da lucertola trascorse sul lettino di uno stabilimento balneare.
Il vero mare è lì sotto, andiamo a vederlo.
E così fu. A fine settembre le giornate erano ancora bellissime e insieme ai soliti
amici organizzammo un week-end subacqueo in Liguria.
Ero entusiasta. Nel frattempo avevo comperato la muta e un profondimetro (mi avevano detto che assolutamente dovevo
comperarlo); il resto dell’attrezzatura l’avevo presa a nolo.
Prendemmo un gommone (molto affollato) e partimmo velocissimi.
Arrivati sul punto di immersione il nostro accompagnatore spiego’ il giro che avremmo fatto e poi ci tuffammo tutti in acqua.
E a questo punto qualche cosa in me non funzionò.
Guardai giù e, non so come spiegare la cosa, ma non erano le stesse sensazioni
che avevo provato in Mar Rosso. L’acqua era fredda, sotto di me intravedevo
una catena con dei galleggianti ma non riuscivo a vedere il fondo.
Gli altri del gruppo erano gia’ andati giù. Ero rimasta indietro.
Cominciai a scivolare lungo la catena, ma non ero a mio agio. Tutto intorno era
verdognolo, la muta mi stringeva e avevo l’impressione di far fatica a respirare,
le bolle degli altri mi circondavano e mi facevano girare la testa.
Arrivai a solo sei metri, la maschera era appannata,
non riuscivo a vedere, mi sembrava buio, ebbi paura, rinunciai.
Risalii il piu’ velocemente possibile, quasi in preda al panico.
Mi ripescarono come un gatto spaventato.
- § -
Sono ormai passati due anni dal quel giorno in Liguria e oggi sono per davvero
una subacquea.
Con il senno di poi mi sono resa conto che 4 giorni in Mar Rosso non potevano
trasformarmi in una sirena.
Sebbene l'istruttore fosse stato bravissimo a insegnarmi tutto quello che mi
aveva insegnato in soli 4 giorni, neppure compiendo un miracolo avrebbe potuto
trasferirmi tutte quelle nozioni e quella consapevolezza che si possono
acquisire solo con mesi di pratica. Inoltre là era tutto facile e tutto bello e non
avevo capito che non ero pronta ad affrontare altre immersioni, in condizioni meno
idilliache, con persone che non possono e non devono seguirti facendoti da balia in
continuazione.
Ho frequentato altri corsi sub, ho rifatto in piscina a Milano tutti gli esercizi
che gia’ avevo provato durante quella vacanza e li ho provati e riprovati sino a
farli con naturalezza.
Ho avuto istruttori severi ma pazienti che a volte mi hanno sgridato, altre mi hanno applaudito,
soprattutto quando sul fondo della piscina sono finalmente riuscita a svuotare la maschera senza bere !
Con loro sono tornata in Liguria e non ho piu’ avuto paura.
Ho imparato a guardarmi attorno, a scoprire un polpo nella sua tana, a giocare con una cernia, ad illuminare una gorgonia,
ad amare anche questo splendido mare Mediterraneo.
Adesso quando torno in
Mar Rosso o in un altro mare tropicale, mi crogiolo nell’acqua tiepida e limpida
che mi consente di vedere a 20 metri di distanza, e mi dico.... ma guarda qua come
è facile!
Un gioco da ragazzi........ ma ciò nonostante non perdo mai la consapevolezza di quello che sto facendo.
Guardo con simpatia i nuovi allievi del centro diving perchè so
che stanno provando una grande emozione e apprendendo i primi importanti rudimenti della subacquea....
chissà se anche per loro l'entusiasmante avventura proseguirà nei nostri splendidi mari o rimarrà solo un ricordo di una vacanza diversa?
Seduta in riva al mare, mentre il vento ne increspa leggermente la superficie,
il desiderio di vedere che cosa c’è ’la sotto’ diventa incontenibile.
Immagino il grande relitto ricoperto dalla patina degli anni e abitato
dai fantasmi del passato.
Quanto tempo e’ passato dalla prima volta, quando il solo fatto
di essere una donna, poneva limiti quasi invalicabili alla mia voglia di
scendere nel blu per scoprire quel mondo meraviglioso, di cui avevo
sentito tanto parlare, popolato da forme di vita piccole e grandi,
costellato di pinnacoli, crateri, grotte e anfratti.
Quante cose sono cambiate. Le donne che oggi praticano la subacquea
sono sempre piu’ numerose, l’amore e la passione per questo sport
meraviglioso non e’ piu’ una prerogativa unicamente maschile.
Ma quali sono i motivi che spingono una donna a diventare una
subacquea?
Dando per scontato l’amore per il mare, fondamentali sono la
semplicita’ ed i parametri di sicurezza applicati con le nuove didattiche.
Un corso sub non e’ certamente piu’ faticoso di quanto lo possa essere un corso di nuoto,
di aerobica o di qualsiasi altra disciplina sportiva.
Un tempo il metodo di insegnamento imponeva, prima dell’uso delle bombole,
una prolungata preparazione alle fondamentali forme di acquaticita’.
Era necessario affrontare esercizi di notevole impegno fisico,
poiche’ le attrezzature con cui ci si immergeva non erano certo
tecnicamente paragonabili a quelle dei nostri giorni e pertanto un sub
doveva avere la preparazione necessaria per poter affrontare e gestire
eventuali emergenze in cui, sovente, incappava realmente.
Purtroppo a causa della durezza dei corsi e dei sacrifici imposti,
molti aspiranti sub finivano col rinunciare; ad arrendersi, naturalmente,
era quasi la totalita’ delle donne.
Con l’evolversi ed il perfezionarsi delle attrezzature,
il metodo di insegnamento delle varie agenzie e’ cambiato,
lo scopo finale, oggi, e’ di insegnare ad andare sott’acqua in sicurezza
divertendosi; eliminata la forza bruta, donne e uomini hanno finalmente
le stesse possibilita’ durante tutte le fasi pratiche dell’addestramento.
E cosa dire delle immersioni? Le imbarcazioni utilizzate sono comode e
confortevoli, le scalette di risalita sono di facile utilizzo e le
nostre sirene non devono piu’ compiere fatiche improponibili
per trasportare pesantissime attrezzature.
Anche le case produttrici hanno rivolto la loro attenzione
alle donne e sanno ora pensare al femminile; mute e jackets
appositamente modellati, pinne, maschere e quant’altro sono disponibili
in tutte le misure e in tutti i colori.
Subacquea e’ quindi sinonimo di sport, di divertimento, di scoperta,
ma anche di moda.
Molte donne avvicinatesi timidamente a questa attivita’
ne sono rimaste affascinate e sono in seguito diventate istruttori,
fotografe, giornaliste, biologhe.
La subacquea e’ anche una professione, per te, che sei una donna.
L'immersione sulla Haven è da considerarsi ad alto contenuto
tecnico; oltre ad essere un relitto è particolarmente profonda ed è
nel BLU, va affrontata con attenzione e "testa sulle spalle".
Il BLU non è quello tropicale ma bensì più scuro e spesso intorpidito
dalla sospensione; tuttavia quando vi troverete in vista del tetto
del ponte di comando (- 33 mt) e comincerà a delinearsi la forma
del castello e della grande ciminiera l'emozione sarà fortissima e
difficile da descrivere.
La Haven è posta sul fondo in perfetto assetto
orizzontale e appena metterete il naso fuori dal tetto e comincerete
l'immersione sarà ancora più evidente l'enormità e la bellezza del
"castello".
Così come se siete rivolti verso poppa sarà altrettanto
sensazionale intravedere l'ombra imponente del fumaiolo.
Le dimensioni del relitto, degli ambienti e le vie di fuga ampie
consentono di visitare diversi ponti, sempre con le dovute cautele.
Le grandi finestre prive di vetri e l'opera "purificatrice"
del fuoco, che ha eliminato ogni infrastruttura,
consentono di muoversi agevolmente senza troppi rischi.
Tutta la Haven è ricoperta di ostriche. Branchi di Anthias
arancioni formano stupende nuvole all'interno e all'esterno dei ponti;
ad occhi attenti, inoltre, non sfuggirà che la Haven
è ricoperta da una grande quantità di nudibranchi (flabelline).
A circa -54 metri (ponte di coperta) si trovano tane
di grosse aragoste e non è insolito trovare branchi di saraghi, murene e
gronghi.
La Haven è un relitto su cui non basta fare una sola
immersione ma bensì ne occorrono diverse per potersi rendere conto della sua complessità e bellezza.
Non è possibile in una sola immersione visitare la bellezza
dei ponti del castello, scoprire l'emozione di una discesa lungo
i suoi fianchi, visitare la maestosità del fumaiolo, emozionarsi di
fronte alla profondità del ponte di coperta a alla grandiosità dei tubi
che si perdono verso prua.
Alle grandi profondità, da affrontare con mezzi idonei ed
esperienza conclamata, si trovano la sala macchine (-72 metri),
un grande foro sulla fiancata che vi mette in contatto visivo con un
impressionante quanto inquietante enorme buco nero
ed infine la grande elica (-80 metri) che, data l'enormità
dello scafo, si trova praticamente dentro una enorme caverna nel buio.
La Haven è veramente una grossa e bella signora posata
sul fondo ma, come tutte le belle signore, va avvicinata con modi gentili,
attenti, preparandosi accuratamente ad ogni approccio, programmando
attentamente ogni passo, non bisogna pensare di vedere tutto
e subito, occorre avere un buon bagaglio d'esperienza e
soprattutto si deve saper dire basta quando il proseguire diventa
pericoloso.
Mi chiamo Flavia, e con Michele (mio marito) abbiamo iniziato questa meravigliosa avventura per
caso, conosco Maurizio (Riva) da sempre, siamo cresciuti nello stesso palazzo ed i nostri
genitori per diverse estati hanno organizzato insieme le vacanze all’Isola d’Elba dove Mau con
suo papà già s’immergeva, ma io non mi ero mai avvicinata al mondo della subacquea, fino ad una
sera di due anni fa quando,io e Miki trovandoci a chiacchierare con Maurizio, di vacanze, lui
ci guarda e dice:”perché non venite a provare in piscina a respirare sott’acqua con l’erogatore?...
poi se vi piace fate il corso!“ e così, un secondo dopo Miki si stava già informando su gli
orari della piscina mentre io “basita” annuivo con la testa, perché avevo perso l’uso della
parola (cosa che mi succede raramente) per la sorpresa, dovuta all’incredulità di vedere Miki
gasato all’idea d’immergersi: lui che in tutte le vacanze, in luoghi mitici non si era mai
nemmeno avvicinato all’acqua!.
Il gruppo di Mare Blu ci piacque immediatamente, provammo quelle sensazioni a pelle che non ti
spieghi, ma che ti fanno sentire bene, Claudio “il comandante” con i suoi racconti di
“vita dura” in mare c’incantava, Stefania con i suoi occhioni azzurri riusciva ad essere
autorevole con dolcezza, Maurizio con la sua esperienza ci dava la carica per superare le
prime incertezze, il resto del gruppo con la simpatia di Barbara, Andrea, Micaela ,Maurizio,
Andrea e Lorenzo, contribuirono a rendere il nostro approccio con la subacquea divertente e
consapevole, e così il corso 1° stella, ci parve un gradevole impegno al quale partecipammo
con entusiasmo, senza il quale difficilmente avremmo resistito al richiamo del comodo e caldo
divano, nelle fredde sere invernali.
Da allora ci si è aperto un altro mondo, da terrestri non immaginavamo quali meraviglie si
celassero sott’acqua, e trovarsi al cospetto di tanta natura sconosciuta ci ha spesso
commossi (per fortuna in piscina abbiamo imparato lo svuotamento maschera!) porteremo per
sempre nei nostri ricordi più belli, le immagini e le sensazioni delle prime immersioni,
fatte nell’area protetta di Portofino, che faranno da base ad altre esperienze ed immagini
che ancora ci aspettano, perché l’avventura è appena iniziata!
Eccomi, puntuale come la morte (si usa dire toccando i vari amuleti).
Ma questa volta invece della falce e del cavaliere nero che brandisce la spada, ho potuto rivedere
lo spettacolo che il Promontorio di Portofino ci offre ad ogni tuffo.
Oh, scusate, nella foga di
raccontare mi sono dimenticato di dire chi sono; i più attenti, quelli che leggono tutto ciò che
viene inserito nel sito e quelli che hanno buona memoria, si ricorderanno di me come “l’adulatore
del Crater Lake”.
Si, sono Gianfranco, il “vecchio sub” che ama ricordare le belle cose che la
vita gli offre ancora, scrivendo ed allo stesso tempo tenendo vivo il ricordo delle magnifiche
emozioni provate nel week-end passato in compagnia di tanti amici sub e di Stefania e Claudio,
gentili ed ospitali anfitrioni, presenze costanti e discrete, mai prevaricanti e sempre pronti a
dare una mano o un consiglio quando servono.
Per coloro i quali non avessero ancora potuto partecipare alle uscite del Crater è bene che sappiano
quello che si sono persi e corrano ai ripari, partecipando ad una delle prossime scorribande dei
fine settimana futuri. Mi rendo conto che intraprendere una crociera con persone sconosciute
piuttosto che partecipare con un gruppo affiatato ed omogeneo sia una cosa non di poco conto.
Ci vuole poco a rovinare qualche cosa che si immagina e pregusta memorabile; basta un nulla a
far scattare la scintilla della discordia ...
Ma, per fortuna, in tanti viaggi organizzati sul
Crater, non ci e’ mai capitato di sbarcare con la bocca amara, le p...e girate o sentir dire
“la prossima volta non esco più con questo gruppo di ..”.
Non e’ solo la fortuna a far quadrare
il cerchio, ci vuole indubbiamente l’esperienza, la professionalità e la pazienza di persone che
amano fare queste cose per il piacere e la certezza di incontrare quel gruppo in altre occasioni
e queste persone sono Stefania, Claudio, Gino e Franca. Potrei includermi in quel gruppo (quando
organizzo le “mini crociere”), ma senza le predette qualità delle persone citate non potrei mai
conseguire quei risultati eccezionali che mi portano tutti gli anni sul Crater, ed avere il
dispiacere di dire no ad amici che, per obbligo di numero, non possono partecipare.
Fatte le dovute premesse, torniamo al motivo per cui ottempero alla promessa fatta lo scorso anno
a Stefania, e cioè di dare seguito al primo articolo con uno che raccontasse di più di subacquea.
Ma, credetemi, faccio molta fatica a descrivere le cose meravigliose viste “sotto”, perchè ogni
anno è migliore di quello passato e magnificare più di quello che l’immaginazione ci consente è
impossibile.
Quattro tuffi, uno più bello dell’altro. Pesci sempre più grandi e meno paurosi, cernie talmente
curiose da imbarazzare per come si avvicinano al sub ed allo stesso tempo restano immobili come
monumenti ad osservare quello strano essere che, con quella buffa faccia, le osserva da dietro
un vetro.
La natura che ti circonda sott’acqua è un’esplosione di vita, colore e movimento,
difficile da spiegare a chi non ha mai messo la testa sotto il pelo dell’acqua. Non esiste più
un punto d’ormeggio che possa dare una delusione al sub; cernie, dentici, saraghi, gronghi, polpi,
murene, salpe e chi più ne ha più ne metta, fanno delle immersioni sul Promontorio una gioia di
vita, una fuga dalla misera realtà quotidiana; ti permettono di godere di un attimo di relax che
ti consente di affrontare la riemersione con uno spirito sereno e leggero.
Grazie cavalieri del Crater! Anche questa volta siete riusciti a regalarci emozioni da
ricordare e commentare con altri amici, ci avete regalato momenti di libero e sfrenato piacere.
La tristezza dello sbarco, la domenica sera, è confortata dalla consapevolezza di ritornare a
navigare con voi in un futuro prossimo. Grazie alla fantasia ed al genio dei quattro cavalieri
del Crater, potremo e potrete passare dei week-end diversi, con minicrociere a tema effettuate
nelle circostanze più “spiritose” che incontriamo nell’arco dell’anno.
Per saperne di più
contattate Stefania, il “genietto della barca” e vedrete che non sarete delusi dalle novita’
che intercaleranno le vostre sommozzate.
Ragazzi, mi auguro di vedervi presto sul Crater, mangiare una gustosa spaghettata, bere una
buona bottiglia di vino e passare piacevoli momenti insieme ai “cavalieri del Crater Lake”.